Fenomenologia del reparto surgelati

La drammatica invenzione dell’apertura domenicale ti espone, almeno tre volte al mese, al fatale rischio dell’avventurosa mischia lungo la corsia dei surgelati. Preferiresti lavorare sempre, non mangiare, non dormire per settimane intere piuttosto che prendere la moneta da un euro dalla tasca dei pantaloni per avere a disposizione il tuo carrello. Preferiresti fare il cambio di stagione ogni giorno, forse.

E’ inutile protestare o accampare scuse, rinviare al giorno dopo. Il giorno dopo è lunedì. E il lunedì si lavora, e la spesa poi chi la fa? Tu? Che se fosse per te neanche una mela sapresti comprare? Che, di cento bottiglie di latte prenderesti rigorosamente quella scaduta? Non se ne parla neanche.

A protestare hai rinunciato, ulteriore spreco di tempo che allungherebbe inutilmente l’agonia. Allora, via: rapido e indolore. Spesa chirurgica. Un’idea così originale che è stata condivisa da tutta quella parte di città che usufruisce dello stesso supermercato. Bene.

La scelta non sarà stata originale, è evidente. Ma estro e fantasia fanno ancora parte di questo imprescindibile momento collettivo. Di certo non per merito tuo che sei lì come un condannato a morte, come l’intero tir di quei vitelli destinati al macello di cui scegli selezionate fettine di prima qualità. Ma c’è chi vive al meglio questi minuti, come se fosse arrivato il momento di salire su un palco.

Il vestito della festa. E allora che spettacolo sia. Non manca mai la signorina, forse signora, che orbita intorno ai trenta-trentacinque. Ha gonna corta e stivale lungo, giacchetto con pelo di pelliccia, trucco e parrucco. Pensi che debba andare a una cresima trash o che arriva dal rinfresco. Invece ha solo finito l’ammorbidente, ma è il giorno della festa e va comunque onorato.

Spesso si abbina con fidanzato-marito in giacca nera o blu anni Ottanta, camicia bianca appena stirata, maglietta nera a girocollo sotto, jeans con risvolto o pantalone con trecento tra tasche e cerniere. Come variante, può avere lo stivale o la scarpa con le stringhe, residuo – ovviamente – di qualche cerimonia.

Il sopravvissuto. L’ha caricata così spaziale la sera prima che essersi svegliato è stata già una fortuna. Ha messo su le prime cose che ha trovato e si è precipitato al supermercato. Deve mangiare per assorbire, sennò addio. Si aggira con occhio spento e capello incrostato di birra e polvere. S’imbambola davanti alle pizze  vera Napoli tripla mozzarella, solo cinque minuti in forno, e finisce per creare lo scompiglio tra i forzati della spesa.

I trendy sempre. Anche al supermercato non si può rinunciare all’eleganza e al giusto abbinamento. Lei è così precisa che riesce ad abbinare lo smalto alla borsa della spesa, rigorosamente firmata anche quella. Occhialone da sole sulla testa o, se proprio tutta quella luce del neon disturba, calcato sul naso neanche fosse Lady Gaga Lui si piace così tanto che si ferma a guardarsi in qualsiasi vetro trovi al suo passaggio, continua ad aggiustarsi la giacchetta o a sistemarsi la camicia nei jeans sdruciti d’autore. E come guizza ogni volta il bicipite, non vedi?. E’ così preso da sé che non si avvede del “sopravvissuto” e lo travolge. Lo scontro non finisce in rissa solo per l’intervento degli inservienti armati di scopettone.

I trendy a riposo. Quelli che, dopo una settimana in ghingheri, e un sabato sera al di sopra dell’immaginazione, scelgono la domenica “sportiva”. Ma sempre rigorosamente fashion. Ovvero pantalone della tuta, felpa e scarpa da ginnastica. Sempre di moda, mai eccedere troppo nel tecnico che sennò qualcuno pensa di trovarsi di fronte a un calciatore che rientra dopo la partita domenicale. Per le stagioni più impervie, basta infilare un giacchettino di pelle, debitamente vintage, non troppo da motociclista perché sennò si esagera.

Il tamarro. Il trendy a riposo deve essere distinto dal tamarro in tuta. Una delle differenti è la scritta sul sedere dei pantaloni che il tamarro non può non avere. Ma anche le scarpe: le più ammortizzate in circolazione, rigorosamente allacciate male, con le quali assumere un passo strascicato a gambe larghe, perché la vita stanca. Il supereroe della nostra esistenza abbina con saggezza pantaloni a bracalone, con cavallo al ginocchio nonostante elastico e laccetto, a magliette sempre troppo corte. L’effetto studiato è una civetteria da vero rimorchiatore da cesso della discoteca, ma con qualcuna funziona ancora. Se va bene si vede il bordo della mutanda. Se va bene.

Il padre di famiglia. Lo riconosci dalla lista della spesa in mano. Spunta prodotto dopo prodotto. La moglie o la fidanzata lo ha scrollato dal divano con ricatti da denuncia. Lui corre veloce tra le corsie del supermarket. Deve fare in fretta. Se ha superato una certa età, è facile trovarlo in tuta acetata e mocassino mentre cammina bestemmiando anche i santi di un’altra religione. Anni fa, avrebbe avuto una radiolina incollata all’orecchio per seguire le partite o i commenti del dopo. Ma poi è arrivato Sky.

La mamma che più che una mamma è un’amica. Ha dismesso il taglierino che usa tutta la settimana e si è messa in comodità. Jeans, maglioncino, hogan ai piedi. Ha portato anche la figlia con sé. Lei, donna moderna, ha drammaticamente deciso di agghindare a sua immagine e somiglianza la piccola, con un effetto stereo rabbrividente. Tra le due c’è complicità, se la bimba fosse un po’ più grande, sparlerebbero insieme anche di quel bel tipino del salumiere, ma c’è ancora da aspettare qualche anno, pochi. E allora si gettano sui cosmetici. Con la piccolina che si vernicia le labbra con il glitter che usa mammina, ma solo al supermercato eh, che non sta bene.

Pazzi per la spesa. Li riconosci: hanno il volantino in mano e non camminano, corrono. Ti prendono anche a sportellate per passarti avanti. Ci sono i cetriolini in offerta e non possono perderli. Li guardi con un certo distacco, quasi disprezzo. “Ma che roba…”. Poi scopri che con i soldi risparmiati dalla spesa hanno comprato la casa a Fano. E tu fai le rate anche per il tostapane. Impara.

In questa varia umanità ti aggiri tu. Hai esaurito la pazienza alla seconda confezione di yogurt messa nel carrello e poi riposizionata nello scaffale perché… perché boh. Hai inserito il pilota automatico, rispondi sì e pensi ad altro. Ma lei lo sa benissimo quello che stai facendo. Se vuole la lite, ti incastrerà facendoti mettere gli acquisti in busta, manovra che tu sbaglierai comunque e per questo verrai deriso. A scelta, con rabbia: non sei capace a niente, o con commiserazione: No, topolino, non si fa così. Adesso ti faccio vedere io, però devi imparare che non posso fare tutto da sola. Tutto da sola?

Se il cuoricino, invece, è in stato di grazia, ti farà una sorpresa: un bel pacco triplo di fantasmini bianchi. Tu sorridi contento come a Natale e così non rompi le palle.

Fino a domenica prossima perché domenica prossima si ricomincia.